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RUNNING SEMPRE PIU’ ROSA
Per la prima volta, nel 2018 il numero di donne partecipanti alle gare podistiche su strada (5 km, 10 km, mezza maratona, maratona) disputate nel mondo intero, ha superato quello degli uomini. Per l’esattezza il 50,24% del totale (era meno del 20% nel 1986).
Dall’inizio del millennio, mentre i runner maschi hanno continuato a rallentare, la velocità media femminile ha registrato un incremento.
L’istantanea l’hanno scattata RunRepeat e Iaaf (la federazione internazionale di atletica leggera) nel rapporto ‘The state of running 2019’ che ha analizzato il 96% dei risultati delle gare negli Stati Uniti, il 91% di quelli nell’Unione europea, Canada e Australia, e una buona fetta delle gare in Asia, Africa e Sud America.
Il flusso della partecipazione alle gare: ebbene, nonostante rimanga un fenomeno sportivo di massa senza eguali, dal 2016 (anno del picco assoluto di iscritti alle gare nel mondo, arrivati a 9,1 milioni) ad oggi si è registrata una flessione del 13% arrivando a quota 7,9 milioni. Europa e Stati Uniti in calo, mentre nei Paesi asiatici lo sviluppo del running non si è mai fermato. In proporzione alla popolazione totale, i Paesi con il maggior numero di runner sono, nell’ordine, Irlanda, Paesi Bassi e Regno Unito. L’Italia è molto più indietro.
In aumento, poi, le persone che viaggiano all’estero per partecipare alle corse: per le maratone, in particolare, si è passati da una percentuale dello 0,2% di trent’anni fa al 3,5% attuale. Tornando al confronto uomini-donne, il rapporto RunRepeat-Iaaf sottolinea, dati alla mano, come “i Paesi con la più alta percentuale di partecipanti donne, siano quelli che vantano le maggiori condizioni di parità di genere: Islanda, Stati Uniti e Canada. Sorprendente, in questo senso, vedere Svizzera e Italia in coda alla classifica”.
C’è anche un’altra chiave di lettura: fino a qualche anno fa l’ultima frontiera per gli amatori, quella più estrema, era la maratona; diventato fenomeno di massa anche quello dei 42,195 km, in molti hanno cercato altrove il proprio limite, “trasferendosi” nel trail, nell’ultramaratona e nell’Ironman. A dimostrarlo il calo del 25% dal 2000 ad oggi dei partecipanti alle maratone
Infine l’analisi delle motivazioni che spingono il gigantesco popolo dei runner.
Sempre in base ai dati, il rapporto azzarda alcune chiavi di lettura sbilanciate sul versante psicologico rispetto alle motivazioni sociali o fisiche: il fatto che ci troviamo di fronte a podisti sempre più lenti, con età media più alta e con maggiore propensione al viaggio può significare che il runner medio oggi privilegia l’esperienza della semplice partecipazione ad una gara, piuttosto che il conseguimento di un risultato. Insomma, il trionfo del decoubertiniano “l’importante è partecipare, non vincere”.
Ma molti di noi sanno che, in fondo, non è esattamente così.
Ed in casa nostra? Negli ultimi due anni (2017 e 2018) anche la Asics Firenze Marathon ha confermato il trend: i numeri delle donne che hanno corso la Firenze Marathon sono aumentate del 2%, ed anche il rapporto di partiti/arrivati donne si conferma in crescita (più dell’80% delle donne partite hanno tagliato il traguardo). Firenze Marathon, rispecchia i risultati dello rapporto RunRepeat-Iaaf . La maratona per vivere un’esperienza di una corsa sfidante, ma piacevole e fattibile da tutti, in una città che è sempre un piacere visitare.
Firenze Marathon, #weruninart.
Fonte “la repubblica del running”
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